Lupo Nero di Antoine Guilloppé
Loup Noir è un albo di Antoine Guilloppé edito da Casterman nel 2004; Lupo Nero è oggi tra le prime uscite dell’anno nel catalogo di Camelozampa.
La differenza rispetto all’originale è solo nel nero mat della nuova cover che, lasciando il lucido specchiante dell’originale, risulta più morbida, avvolgente, magnetica. Per non farsi catturare da questa morbidezza avviluppante e da due occhi di un bianco luminoso, bisogna distogliere lo sguardo e proseguire, entrare, ma non dimenticare che di Lupo nero si tratta.
All’interno ancora una partitura in nero e bianco attende il lettore nei risguardi, solo nero e bianco, il netto di due colori che si affrontano ma l’occhio ci dice che non siamo in rapporto geometrico, il bianco all’orizzonte si arrotonda quasi impercettibilmente a segnare qualcosa che ha a che fare con il terreno, un’orizzonte, qualcosa che avvolge.
Poi il campo bianco si allarga e qualcuno affonda i passi nella neve: è inverno, una spessa coltre bianca ricopre il cammino, la sera è buia ormai come la notte e il bosco è bianco e tetro di ghiaccio. Da lontano una figurina avanza a grandi falcate pesanti, sollevando ad ogni passo pulviscolo di soffice neve. Bambina o bambino? Solo bianco su un fondo nero che ora non affascina, non avviluppa, respinge.
Inizia così un racconto visivo giocato interamente sul ritmo bianco-nero, nero-bianco.
Ci sono un bosco fermo di ghiaccio, una figurina che lo deve attraversare, un lupo che la segue, da lontano, silenzioso nella neve. Ci sono il bianco e il nero. I simboli nel racconto visivo sono tutti lì, spianati, espliciti al primo colpo d’occhio. Non serve un rosso che attiri e distragga l’occhio attento, non c’è bisogno di un rumore così forte l’orecchio è già teso, ascolta guardando. I passi sordi della figurina nera; lo scricchiolare del ghiaccio; i rumori di zolle di neve che si staccano pesanti dai rami, il sussurrare degli alberi nel freddo della notte.
E poi, il nero e il bianco: su quell’imperturbabile scuro inizia a nevicare a grossi e leggeri fiocchi, un gufo sui rami alti di un albero all’ingresso del bosco emette quel suo suono cupo e breve, bubola come ad avvisare gli abitanti di quel fitto che altra neve scenderà, chi può si ripari, per poi zittirsi. È ora di allungare il passo. È suspence ad ogni doppia pagina, il ritmo secco di quel ripetersi di bianco e nero, nero e bianco non dà tregua al lettore, l’occhio è sollecitato ad aguzzare la vista perché quel che è nero sarà bianco, la realtà non è sempre quella che si vede. I due colori opposti risucchiano come in un vortice, i rumori sembrano dilatarsi nella notte sino alla corsa finale quando cuore, passi, ghiaccio, neve, rami, un sinistro sbatter d’ali, bianco e nero diventano un frastuono assordante, si fanno sempre più netti e veloci, in un crescendo di emozione sino al sonoro boato e al salto finale.
Oltre non si può andare, non è lecito raccontare. L’albo merita uno sguardo attento e curioso, un po’ di fiato sospeso e uno sfarfallio nella pancia, quella cosa che non si può descrivere perché a volte è emozione curiosa a volte un po’ di timore. La sorpresa finale garantirà una rilettura e poi un’altra ancora e nel tempo non smetterà di meravigliare e di riportare il pensiero a quella prima volta quando due occhi bianchi e luminosi che conferivano alla cover un’aria un po’ accigliata ti spinsero a entrare veloce e trovarti nella neve sino alle ginocchia, e poi…
Per approfondimenti sull’albo, sulla valenza del bianco e nero e sull’op-art rimando a questo link
https://libricalzelunghe.it/2016/01/11/il-bianco-e-nero-nella-realta-apparente-di-antoine-guilloppe/
Per approfondimenti sul bianco e nero e alle sue sfaccettature e mille applicazioni tra le pagine dei libri e le figure rimando al primo numero di Libri Calzelunghe in quel lontano 2016 dove il bianco e nero ci affascinò
https://libricalzelunghe.it/category/temi/il-bianco-e-il-nero/
LUPO NERO
di Antoine Guilloppé
edito Camelozampa, 2021
euro 16
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