22 Ottobre 2022

La zuppa Lepron di Giovanna Zoboli con le illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio

Giovanna Zoboli, Mariachiara Di Giorgio, La zuppa Lepron, topipittori, Milano 2022

Nella primavera del 2022 esce pubblicato da Topipittori La zuppa Lepron su testo di Giovanna Zoboli e le illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio e mai zuppa fu più apprezzata, ingrediente segreto più ricercato, lepre amato.

È un po’, la cover, come una di quelle belle vetrate decò, con i vetri che esaltano la luce colorandola, con quei bei motivi simmetrici che decorano gli angoli, coi rosoni centrali che paiono dei gioielli dalla ricchezza cromatica zuccherina e proprio in uno di questi, come in un dipinto rinascimentale, Lepron un lepre bellissimo.
Con quella sua giacca dalla spezzatura alta, la lana tinta col succo di barbabietola e una punta di rapanello che ha solo reso un pochino ruvida la lana, poi la cravatta col suo bel nodo importante, in nuances, solo un po’ più di barbabietola ma potrebbe essere anche brattea di cipolla rossa.
È proprio bello il signor Lepron immortalato lì nel rosone della vetrata liberty mentre alla base si rincorrono leprotti intenti a far rotolare fagioli di ogni genere, tipo e colore.
E poi si potrebbe indugiare su uno dei motivi decorativi, tipo quello a foglioline verdi che come un vetro sfaccettato e smerigliato corre lungo la vetrata e lì riconoscere, o voler vedere, del prezzemolo, salvia forse, aglio orsino mentre due drittissimi asparagi fanno da montanti. Si potrebbe forse chiedere a cavalletta e ragno, che se ne stanno lassù in alto, a fine finestra, se per caso e per favore potessimo intingere un dito nella scodella e girarlo a mo’ di leccapentola per poi assaporare quella zuppa colante che solo a vederli lì così intenti e assorti nelle e sulle loro ciotole, fa venir curiosità e anche acquolina. Si potrebbe sì, alleggerire i due piccoli lepre dal peso del rosone per farli correre a balzi al pentolone della zuppa e rigirarla con quei due grossi cucchiai che tengono tra le mani-zampa ma al di là della vetrata, nella bruma, si muove un mondo lepre e ci si accorge da qui di essere solo alla copertina, l’albo non è ancora stato aperto. 

E’ dietro quella vetrata che si scopre un tavolo da lavoro che è una gioia per gli occhi e per chi ama infilare perle, altro che zuppa! Non meno tempo richiedono dunque i risguardi sebbene una collana già nel disporre gli ortaggi Mariachiara Di Giorgio l’ha composta ma la sequenza è mutabile, tutto si può fare oltre alla zuppa sebbene tutto finirà in una preziosa latta che fa il verso a quella resa famosa dalla pop art e in piatti di fine porcellana decorata, lo raccontano alla fine sempre i risguardi. È quel pomodoro giallo che cattura l’occhio su quel bianco che immaginiamo tavolo, e lo tiene lì. Domina quel giallo sui colori della zuppa, ruba la scena al rosso, sebbene barbabietola, ravanello e cipolla facciano bella mostra di sè.
Ma fino qui va bene, tutto noto: i cavoli verdi e rossi come le carote di diverse misure e le cipolle; i ciuffi dei sedani, insalate bietole erbette; rapanelli rape e verze e poi ancora fagioli e fagiolini, le erbe aromatiche e i loro fiori, aglio patate zucche e zucchine: ma la ricetta? E l’ingrediente segreto? Chissà…

Questa è la storia bellissima di un lepre bellissimo e della sua zuppa, di una zuppa che ha un senso se unica, cucinata il primo giorno di autunno, quando si fa festa e si invita tutta la famiglia e gli amici, i contadini, lumaca, volpe, tasso, ragno e cavalletta, e non per essere prodotta in centinaia, migliaia di latte dal colore e gusto differente che inevitabilmente portano pensieri, sogni agitati, lamentele e invidie, quanti grattacapi! W la semplicità invece di essere sé stessi con quel che si ha e poter decidere di cucinare una zuppa meravigliosa dove forse l’ingrediente segreto è quello che vuoi tu, per esempio un amico in più a tavola per festeggiare assieme, il giorno del magico passaggio da una stagione all’altra, dai colori di una a quelli dell’altra, ai profumi differenti.
Ecco forse è vero, si sta bene anche così, in una dimensione altra, la propria.
Quella di quando un pomeriggio quando la giornata volge quasi alla fine, nella quiete della propria tana sopra il lungo gilet color della barbabietola, quasi in pantofole, ci si può annodare un grembiule dove la righina azzurro fa quadro e lentamente, nella solitudine della cucina, innanzi al pentolone speciale laccato rosso, cominciare a preparare la zuppa un ingrediente dopo l’altro, tagliato sottile a piccoli dadini e poi mettersi in attesa sino a che tutto si cuocia a puntino.

Giovanna Zoboli, Mariachiara Di Giorgio, La zuppa Lepron, topipittori, Milano 2022

È una favola La zuppa Lepron, sotto tutti i punti di vista: sollecita il bambino interiore dell’adulto, appaga il piccolo lettore esigente con un racconto la cui bellezza pare arrivi da lontano, da un altro dove. Testo e figure danzano insieme per rendere quello spirito lì, del racconto pulito, semplice, scritto in una bella lingua. E le figure…che siano a tutta pagina, sulla doppia o piccoli frammenti qui e là delineano personaggi e ambiente con ricchezza di particolari creando un mondo del quale vorresti far parte. 
Non c’è scialletto o grembiule di anziana contadina, foulard o camiciola, camicia a scacchi o giacchino, gilet a pois che sfugga all’attenzione di Mariachiara Di Giorgio e a all’occhio del piccolo osservatore ingordo. 
All’inizio del libro, in una delle prime doppie pagine un défilé di undici lepri non può non attirare l’attenzione. Sono i nipoti, i figli e i pronipoti del signor Lepron sfilano ammiccando al lettore accessoriati dalle più belle verdure dell’orto, magnifiche creature di quell’inimitabile stilista che è madre natura. Chi sfoggia un cappello a tesa larga di croccante insalata che lascia intravedere un solo occhio perfettamente truccato, in mano l’ultima e inarrivabile versione della Bamboo bag. Segue una leprotto dal mantello nero con gilet Final Home pieno di carote e radici riccamente colorate. Decisamente da gran sera la pelliccia di lepre bianca e nera accessoriata con ciuffi di cavolo nero e spinaci degni delle piume di Josephine Baker. Regale il carciofo che nelle sue sfumature come uno spillone gioiello chiude le sue foglie che si fanno stola sul lepre che segue. Ineccepibile il portamento di chi come un sultano indossa una cipolla dalle brattee rosa a mo’ di turbante. E mai pagina fu più bella e divertente! 
A ognuno dunque la sua pagina, il suo personaggio, il suo mondo.

Infine, l’ultimo sguardo non sa bene dove posarsi ma almeno un cenno a quelle due cipolle agli angoli del rosone che anche Mucha sarebbe contento di poter guardare.

La zuppa Lepron
di Giovanna Zoboli & Mariachiara Di Giorgio
Topipittori, Milano 2022
€20



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