27 Ottobre 2020

Il soldatino di Cristina Bellemo con le illustrazioni di Veronica Ruffato

In questo anno dove la parola guerra ricorre e rimbalza tra bocca e orecchie forse un po’ troppo spesso, Zoolibri pubblica Il soldatino con le parole di Cristina Bellemo e le illustrazioni di Veronica Ruffato. A sottolineare un mondo fuori e uno dentro, illustrare angoli, aprire gusci.
Un bambino lotta per crescere e per affrontare il mondo si veste e equipaggia come un soldatino. Con le paure, le titubanze, gli interrogativi non esplicitati di chi affronta qualcosa più grande di sé. Quell’andare per il mondo da solo. 

Cristina Bellemo, Veronica Ruffato, Il soldatino, Zoolibri 2020
 

E crescere, si sa, non è semplice, a volte anzi è proprio difficile, le parole di tanto in tanto dicono cose che ne significano altre per fornire al pensiero un modo di figurarle: cosa diciamo quando pronunciamo parole come lotta, guerra, battaglia. Leggere il mondo che scorre attorno a una velocità superiore a quella desiderata, a quella a cui siamo abituati o meglio inclini può renderlo non immediato. Quel mondo nel quale, come diceva un libro che ha accompagnato l’infanzia, e la preposizione rafforza, non possiamo passare sopra, non possiamo passare sotto, ci dobbiamo passare in mezzo, a volte travolge e disorienta, destabilizza, stordisce. Così, da una parte Cristina Bellemo che le parole le fa suonare e risuonare, a volte ponendo una virgola tra l’una e l’altra, lasciando uno spazio, un attimo, un respiro. Altre invece no, le infila una dietro l’altra, interspazio e via, hanno un suono diverso così, certo, ma anche una raffigurazione differente che subito Veronica Ruffato coglie e mette su un foglio colorandola ma non solo, vestendola e anche svestendola.
Sono loro che a braccetto ci raccontano Il soldatino, di quanto a volte fuori e dentro è faticoso, di come fuori e dentro, arroccandosi, si colga ostilità, si cresca malessere, si viva in difesa: da un pensiero, da sé stessi, da tanto rumore, tra essere qualcosa che non si è più e qualcosa che non si è ancora in un mondo che è un fiume in piena.
In quella terra di nessuno che è il crescere, diventare individui indipendenti dagli altri, fuori di casa, nel mondo proprio, qualsiasi esso sia, a volte implica indossare un elmetto, mettersi scarpe pesanti e ben corazzate, nessun passo fragile è permesso, le caviglie sottili devono essere coperte da spesse calze di spugna che riempiono gli anfibi, che proteggono la gamba, tirate su in alto, sino al ginocchio e non a caso sono bianche come gesso che sostiene. Come una specie di corazza. Ci si corazza per uscire soli e andare per il mondo, si imbraccia e mentre Cristina Bellemo dice fucile Veronica Ruffato disegna una tromba: ci vogliono fiato e muscoli per affrontare il fuori, quella corsa rumorosa, quella lotta quotidiana.  

E’ come un magma la folla di individui più o meno della stessa età, chi avanti di un passo, chi indietro di poco, rosso ma sfumato come a disegnare dei  punti di calore diversi, come a far passare dell’aria qui e là per riaccendere la scintilla che subito infuoca. Ognuno a difendersi come può: chi con un casco da astronauta, chi con quello da rugby, chi con una cuffia da boxer, chi con una maschera da supereroe. Chi ha scarpe chiodate per segnare i propri passi, c’è chi calcia o calcerebbe e chi subito in difesa tirerebbe pugni, ognuno cerca il passo, il proprio, anche quella ragazzina, una ballerina, e chi più di lei!
Tutt’attorno a quel fuori i ricordi riemergono da vari angoli. C’è una mamma che osserva o forse ancora attende appoggiata a dei mobili di casa come alla finestra, dentro e fuori.
C’è un angolo di cameretta, coi giochi, quelli di sempre, le proprie cose accatastate nel gioco della memoria come in una soffitta dove basta nascondersi sotto un tavolino per tornare piccini. In un altro angolo i fratelli, le sorelle, un nonno e le spalle del papà, non si ricorda quel tempo eppure se si incontra un bimbo portato sulle spalle da un adulto si sorride, a sè stessi in quello stare.  

Corrono tutti, c’è un gran fragore in quel lottare  quotidiano, nel cercare di farsi largo, di avere un posto proprio, di bocche che si aprono, di parole che non si sentono, di palle che rimbalzano, lo scalpiccio dei piedi, lo stridore delle ruote. Il rumore delle persone. E’ come un esercito, una folla che procede timorosa ma grintosa.
E in mezzo a quel rosso fiammeggiante, schiacciato da quella massa, il blu timoroso, dall’espressione interrogativa come di uno che non sa bene perché è finito lì e cosa ci sta a fare, ma va nella stessa direzione come portato, lui, il soldatino.
E’ una corsa che stanca quella del crescere, allerta sempre alle insidie dell’essere. Dentro e fuori in corsa, pieni di domande in uno spazio che è come il cosmo, immenso e freddo: marciare, attaccare, mirare, sparare, ritirata. 

Ecco che però l’ultima ritirata trova una casa, in un angolo di mondo, un luogo piccolo e caldo, dove posare le armi e concedersi del tempo, mettere una pausa tra sè e tutto quel lottare quotidiano. La si annusa dubbiosi, vi si entra guardandosi le spalle e imbracciando tromba e voce ma laddove ci si aspetta frastuono, corsa rumore, urla e ancora lotta, il passo rallenta, i toni sfumano in un rosso che si fa crema, lì c’è del calore ma un altro calore non quello bruciante. 


Non aveva mai bussato in vita sua.
Solo sfondato porte.
Per attaccare mirare sparare ritirata.
Attaccare mirare sparare…


E in quel piccolo guscio c’è profumo di buono. Il presentat-arm una sequenza che è come una danza, puro movimento per uscire dal quel blu, slacciare gli anfibi in una capriola, lanciarli via da sé spogliarsi di zaino divisa bisaccia e con un salto uscire...da un armadio, una soglia, un passaporta entrando in una maglietta a righe, righe che all’inizio un appunto dice dover essere più staccate e sottili, e pantaloncini. Ci si può rilassare ora, ora che se non è guerra potrebbe essere pace.


Il soldatino
con le parole di Cristina Bellemo e le illustrazioni di Veronica Ruffato
edito Zoolibri, 2020
collana “ gli illustrati”
euro 16


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