14 Febbraio 2021

Il giardino di Monet di Kaatje Vermeire

Kaatje Vermeire, Il giardino di Monet, Kite edizioni 2020

All’inizio dell’autunno di un anno di tanti autunni, Kite edizioni pubblica Il giardino di Monet dove Kaatje Vermeire si fa autrice e illustratrice ancora una volta. In un momento in cui un giardino rappresentava la massima espressione della  libertà di ognuno, Il giardino di Monet dona attimi di meraviglia, e non solo perché è un albo illustrato.
Kaatje Vermeire non si risparmia, non risparmia al lettore un’arte che va ben oltre quella di essere illustrazione: con una complessa tecnica combina disegno, collage, incisione, pittura e digitale stratificando ogni sua opera, inducendo l’occhio a vagare, cercando qui e là, scoprendo un ritaglio, indugiando su una graffiatura, su un colore che riporta a un qualcosa di lontano, a un nero trasparente che disegna un’ombra, sulla figurina di un bambino appoggiato con delicatezza su quei sassi scivolosi sui quali ora deve stare in equilibrio prima di raggiungere quel punto che lui sa gli consentirà di tuffarsi in acqua, in mare aperto. Da questa prima doppia pagina, sul quel primo bagno in mare in un’alba bianchissima di un giorno senza tempo inizia una specie di danza tra tavole che come su un’altalena cullano tra il passato, e quella ricerca di natura e colore di Monet, e uno sguardo moderno e contemporaneo di un’illustrazione che in quel passato sa essere estremamente attuale. 

Kaatje Vermeire, Il giardino di Monet, Kite edizioni 2020

Un bambino è in bilico su sassi, i passi attenti ben pensati per non scivolare in acqua prima del tempo, l’equilibrio cercato con le braccia. Si è sfilato i pantaloni corti ma ha tenuto il cappello, ora farà il bagno nell’acqua fredda di quel mare del nord francese, nelle prime luci del giorno, in quei colori le cui sfumature danzano e brillano nell’acqua, nel vederli impossibile non riempirsi di stupore, non desiderare di afferrarli, di fermarli per sempre. Da grande voglio diventare un pittore. Il pittore della natura, di quel mondo che ogni mattina rinasce per farsi notare, per essere visto. Per cogliere quegli istanti che sono del fiore quando schiude o della ninfea quando riemerge alle prime luci del giorno dopo una notte acquatica, una nascita quotidiana, un istante del mondo, un mattino degli occhi come scrive il filosofo Gaston Bachelard. 
La sua arte, il suo pensiero, non è certo fatta per le pareti grigie delle stanze affollate di un’accademia dove anche Camille, primo amore e per la vita, sembra essere, immobile, una natura morta anch’essa.
Monet è ora un uomo, un pittore con tele troppo piccole per contenere il suo amore Camille, il sole che gioca col suo vestito, i colori che danzano, che cambiano, si fanno granelli d’oro sull’acqua d’autunno, tingono il fiume di giallo, rosso, marrone, arancio e ocra, le emozioni che scoppiano in petto che, come le sue tele, è troppo piccolo per contenerle, un mondo che non dovrebbe cambiare mai.

Kaatje Vermeire, Il giardino di Monet, Kite edizioni 2020

La separazione da Camille per la sua morte conduce l’occhio su una doppia pagina vitrea di freddo e gelo. L’uomo che vi è raffigurato è un uomo qualunque, in braccio un bambino, Michel, accanto la piccola Jean, la realtà pervade l’illustrazione, lo sguardo è contemporaneo anche nei vestiti: nel berretto e nella cuffia con pompòm dei bambini, nel berretto chiaro, sebbene riporti a quello dei marinai, dai cappucci delle giacche pesanti e gonfie. Non c’è colore ma solo freddo e l’acqua che disegna il viso di Camille sotto il ghiaccio. E poi l’incontro con Alice, i suoi sei bambini, la casa rosa di Giverny e il giardino. Un nuovo giorno della vita. Monet metterà il suo animo e l’occhio del pittore per progettare e costruire, lungo una vita, il giardino di Giverny, lo vorrà fiorito a seconda delle stagioni affinché rinasca ogni mattina e ogni angolo riporti a uno stupore bambino, pervada di meraviglia, sia una poesia per gli occhi, l’animo e la mente e fornisca ogni giorno, col passare dei giorni, tavolozze sempre nuove. Il ponte sull’acqua e le ninfee per ricordare quel giorno in bilico sui sassi prima che, bambino, si tuffasse in quel mare dove riflessi colorati danzavano sull’acqua.

Kaatje Vermeire, Il giardino di Monet, Kite edizioni 2020

Ma è l’uomo oltre ai colori e alle splendide tavole, a un testo che racconta per punti di luce, è quell’uomo che è riuscito a rimane affascinante oltre la sua stessa vita che emerge in quel giardino. Affezionato alla famiglia, ad Alice amata in modo diverso da Camille, a quegli otto bambini cresciuti in quel giardino, agli amici accolti e tenuti con affetto tra quei colori, alla sua arte. Monet tra queste pagine è come un nonno buono, un costruttore che non teme di immergersi nell’acqua di quel fiume come un moderno pescatore. Un uomo che alla fine della sua vita, quasi cieco, che dipinge per macchie di colore che un giorno erano alberi, fiori, ninfee, attende gli amici e chiunque desideri, su quel ponticello, alla fine del libro, dando a tutti il benvenuto. Benvenuti nel mio giardino.  

Kaatje Vermeire, Il giardino di Monet, Kite edizioni 2020

Un inno alla natura, al colore, alla luce al sogno ma soprattutto alla vita e all'amore in tutte le sue interminabili sfaccettature dove la luce indugia a volte giocando. 


Il giardino di Monet
di Kaatje Vermeire
traduzione Joy Jansen
edito Kite edizioni, 2020
€ 18

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