17 Novembre 2020

Il bambino Triclinio e la bella Dorotea di Jorge Ibarguengoitia illustrato da Maurizio A.C. Quarello

Nella bibliografia di Jorge Ibarguengoitia, prolifico scrittore messicano con un alto senso critico e un timbro particolarmente umoristico, fine e, per così dire, toccante, troviamo anche dei racconti per bambini. In uno di questi, Il bambino Triclinio e la bella Dorotea arrivato a noi pubblicato da Orecchio Acerbo e illustrato da Maurizio A.C. Quarello, si ritrova intatto il suo stile comico e pungente e forse una storia anche un po’ autobiografica.

Jorge Ibarguengoitia, Maurizio A. C. Quarello, Il bambino Triclinio e la bella Dorotea, Orecchio Acerbo, 2019



Triclinio è un bambino con un nome decisamente particolare, lungo, non facile da pronunciare. Non si sa se è questo che lo rende così impopolare e solitario a scuola, e avendo ben quattro sorelle più grandi, in età da fidanzato, anche a casa non è facile giocare con qualcuno. Eppure la cosa non sembra turbarlo. E’ qui, dopo una breve presentazione della vita di Triclinio, che comincia la vera storia: per preservare l’onore delle sorelle è a lui che tocca di accompagnarle tutte le volte che escono con i fidanzati, al cinema, al parco, in piazza. Quattro sorelle con quattro fidanzati che lo coccolano e lo viziano pur di poter passare un braccio attorno alle spalle dell’amata, pur di poter condividere per qualche ora chiacchiere e panchina e tenerlo rigorosamente indaffarato. Ma fin qui tutto bene, Triclinio lo sa e sta al gioco. Senonchè un giorno, un telegramma: da Città del Messico arriva la bella Dorotea, la nipote cittadina, la cugina bella! Pare che tutti ne siano contenti, fidanzati inclusi. 
Quarello però conosce il resto della storia e avvisa il lettore come può, raccontando senza dire, dicendo tantissimo senza parlare! Un condor, un gatto nero, il postino che porta una missiva e passa sotto a una scala lasciata lì così, aperta, il sale rovesciato a terra, un gufo, un ferro di cavallo spezzato e un carro funebre certo non possono che raccontare di guai imminenti mentre gli altri si preparano già a quel giovedì di festa, alla fermata dell’autobus, all’arrivo della bella nipote e cugina. Poche pagine più in là quel gatto, gufo, sale, scala, condor promettono che quel qualcosa di imminente si stava realmente avverando. Se di Dorotea lo spettatore vedrà all’inizio solo un collo del piede alto e candido e una scarpetta di un azzurro quasi cristallino, chi vive nella storia resterà letteralmente sbalordito. Dorotea forse non andava a far visita agli zii da tempo ma quel che resta del ricordo di lei è offuscato dalla magnetica figura di una bellezza prorompente che emana femminilità da tutti i pori, una donna difficile da trovare negli albi illustrati e che di conseguenza farà trillare le labbra in un fischio sonoro anche ai più piccini. 

Jorge Ibarguengoitia, Maurizio A. C. Quarello, Il bambino Triclinio e la bella Dorotea, Orecchio Acerbo, 2019
 

Insomma la bella Dorotea è Bella e basta. Abito color salmone, scollatura all’americana, gonna tutto uno svolazzo, chiaro è che da quel momento, in casa tutto cambiò. Cupido da dispettoso quale è cominciò a scoccare frecce all’impazzata e per Triclinio non ci furono più gelati quattro gusti, zucchero filato gigante, cinema e piccoli e grandi regali quotidiani. La panchina al parco fu interamente occupata dai quattro più Dorotea e le sue sorelle apparirono per quello che erano: tre ragazze un po’ vecchiotte senza verve e un pelo di maliziosa civetteria.
La cosa non riguardava solo il povero Triclinio e le sue sorelle, la Bella Dorotea sfoggiava come una diva tratti rari in quell’angolo di mondo come una pelle bianca come il latte, occhi scurissimi e denti che sembravano perle. Ma il particolare che aveva Dorotea e che la rendeva Bella oltre ogni dire erano quei suoi capelli biondo platino, lunghi, pettinati ad alveare che la facevano apparire come una dea: fragile, dolce e pura. E nel passato si sa, le more erano costrette a una parrucca o a decolorarsi i capelli per sfoggiare quello stinto che nel XVI secolo, a Venezia, prendeva il nome di biondo veneziano. Teniamo a mente la parrucca…
Nella noia che pervade i giorni, nelle lunghe sere nuovamente insieme a sé stesso Triclinio, forse anche un po’ triste per quel non essere più il centro dell’attenzione, riprende i giochi solitari come arrampicarsi sull’albero di mezquite e osservare una famiglia di bassarischi astuti a caccia di galline - è così che comincia il libro con un simil procione che rincorre una povera grassa gallina bianca dallo sguardo sconcertato.
I rami forniscono punti di vista e sguardi inaspettati - secondo colpo di scena - come quello a cui, del tutto casualmente all’accendersi della luce in una camera dentro casa, assiste Triclinio.

Jorge Ibarguengoitia, Maurizio A. C. Quarello, Il bambino Triclinio e la bella Dorotea, Orecchio Acerbo, 2019

Nel suo abito a fiore color salmone, le palpebre rese intensamente azzurre da un ombretto alla moda, bocca rossa da ballo, appare Bella che con pochi gesti a lei consueti, scioglie la chioma biondo platino, pettinata ad alveare, che ricade lunga e morbida sulle spalle e  poi giù, sino alle ginocchia e dopo con estrema normalità...la sfila dalla sua testa e come se fosse un abito la appende all’attaccapanni. Svelato il mistero di così tanta bellezza e sensualità, un mistero vecchio di secoli che vuole in una parrucca bionda, per lo più, il fascino di una donna. Ma non si tratta solo di parrucca si tratta del fatto che, Triclinio, riuscito chissà come a non cadere dall’albero sul quale stava, non sapendo bene a chi confidare segreto così grande che non poteva rimanere nascosto, essendo notte fonda affida le sue parole alla bella conchiglia con la quale gioca e ascolta il mare. Il motivetto fa così: Ticche tacche, la Bella Dorotea è calva come le mie chiappe. Se fu la conchiglia o qualcun altro a non tenere il segreto non ci è dato da sapere ma dopo aver assaporato la comicità beffarda di Ibarguengoitia - e la partenza di Dorotea -  sappiamo solo che al paesello vissero sempre felici e contenti. 

 

Il bambino Triclinio e la bella Dorotea
di Jorge Ibarguengoitia illustrato da Maurizio A.C. Quarello
tradotto da Francesca Lazzarato
edito Orecchio Acerbo, Roma 2019
euro 15

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