20 Novembre 2021

Facciamo che io ero un supereroe! di Emma AdBåge

Emma Adbåge, Facciamo che io ero un supereroe!, Beisler editore, 2021

Facciamo che io ero un supereroe! è il primo albo di Emma Adbåge, realizzato nel 2008 è tradotto oggi da Samanta K. Milton Knowles per Beisler editore. E sebbene il segno sia diverso dall’odierno vi ritroviamo tutta quell’infanzia a cui ormai siamo abituati dalle sue pagine.

Emma Adbåge, Facciamo che io ero un supereroe!, Beisler editore, 2021

Non è che si gioca sempre con tutti e con tutti volentieri. Inutile insistere.
Metti una mattina che proprio hai voglia di giocare al gioco di ieri con il tuo amico che più amico non si può anche se ci hai giocato solo una volta, quello con cui scatta subito la sintonia, che un po’ sono le mie idee un po’ sono le tue, che ci si sta dietro come se ci fosse un copione scritto che invece non c’era sino a un secondo prima e non c’è dopo, si inventa lì per lì, presi dalla foga creativa, quel che succede dopo è un’idea nata lì in quel prima fatto di nano secondi. 
Mica si può giocare così con tutti, non ci si riesce proprio. Metti che uno si incastri da qualche parte, si innamori di un momento o odi una parte: tutto si ferma, si spezza l’incantesimo, si rompe il gioco. No, non si può giocare con tutti. 
Pia per esempio non è Jocke.

Pia è piccola e rompiscatole

Mica come Jocke, con lui si gioca ai supereroi! 

Emma Adbåge, Facciamo che io ero un supereroe!, Beisler editore, 2021

Nulla è più serio e preciso di un gioco tra bambine o bambini e Nils è particolarmente contrariato dall’assenza di Jocke a scuola quella mattina: chissà con quante idee si era alzato la mattina, chissà quali macchinazioni, congetture, aggiunte brillanti, invenzioni esilaranti gli sono passate per la testa a colazione e poi? BUM! Jocke non c’è! Delusione, rabbia, noia che oggi non si gioca e si rifugia in un angolo, da solo e imbronciato tanta è la sua amarezza.
Pia è effervescente e determinata a giocare con chiunque invece, è lì apposta! nessuno le ruberà la possibilità che le offre la giornata, mondi e mondi in cui entrare, uscire, dentro i quali scorrazzare, immaginare, fare che… e non importa con chi! Tutti vanno bene quando lo scopo è giocare e Nils è perfetto: mica vorrà stare lì sui cuscini, faccia al muro, tutto il giorno? E che importa se non c’è Jocke si fa ai supereroi lo stesso! 
E il gioco inizia. Nils di malumore è un po’ dispotico, il gioco dei supereroi è suo e di Jocke, se si gioca così allora è lui che stabilisce parti e ruoli. Pia non si fa certo intimidire, vuole giocare vero ma qualcosa di fantasmagorico dovrà pure farlo anche lei nella parte di un gattino! Gattino sì ma con che artigli! 
Comincia così uno scambio serrato e sino a che Nils è il più forte dell’universo e salva Pia gatto perso tra le galassie tutto funziona ma quando Pia comincia a non sentirsi tanto più persa e inizia a sfoderare ciotole speciali, caramelle speciali per gatti, tesori, serpenti custodi di tesori dal morso velenoso, l’armonia si incrina: anche Batman dovrà pur avere cose speciali! E per il tempo del libro ci si dimentica di essere nel libro. 

Emma Adbåge, Facciamo che io ero un supereroe!, Beisler editore, 2021

L’infanzia raffigurata in due figurine dalle gote accese, che rompono la continuità del colore ad acquarello per crearsi uno spazio di gioco e per dare spazio all’esuberanza sembrano all’improvviso vere. Nulla è strano nel racconto per chi da genitore si è trovato spesso coinvolto, suo malgrado, in scorribande nei corridoi di casa, dentro e fuori dalle stanze, o a osservare attento la scena o anche solo ad ascoltarla, divertimento non meno entusiasmante, attraverso il muro, da una camera all’altra. Nulla sembrerà strano ai più piccoli che annoteranno silenziosi e rapiti idee o aggiungeranno entusiasta spunti per Nils e Pia, che si faranno chi Nils e chi Pia pronti a esultare per l’una o per l’altra vittoria.
Figurine per nulla belle, tracciate a filetto nero, personalizzate in unità minime di particolari: il colore dei capelli, la lunghezza, eppure estremamente espressive e somiglianti.

Emma Adbåge, Facciamo che io ero un supereroe!, Beisler editore, 2021

Determinante il lavoro di traduzione nella restituzione linguistica non solo pedissequa nel significato ma perfettamente intonata all’infanzia, di chi sa altrettanto perfettamente quante vocali inserire per simulare un tono, quale l’espressione che la parola dona al viso anche se lo si può solo immaginare, quando uno dice all’altra adesso sei morta e per lei il gioco si ferma, quei dai a significare la noia e l’assurdo della situazione che gioca a tuo sfavore, quando il maiuscolo si fa perentorio o urlo. Determinante per l’ottima riuscita del libro e qui non c’è cedimento alcuno. 

Emma Adbåge, Facciamo che io ero un supereroe!, Beisler editore, 2021

E comunque Jocke era solo in ritardo e dopo c’erano due gattini con gli artigli speciali.


Facciamo che io ero un supereroe!
di Emma AdBåge
traduzione Samanta K. Milton Knowles
prima edizione Svezia 2008
editore Beisler editore 2021
€ 15

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