10 Luglio 2021

Da quassù di Cristina Caboni con le illustrazioni di Flavia Cuddemi

Cristina Caboni, Flavia Cuddemi, Da quassù, Edizione Noarte Paese Museo, 2020

Uno stormo d’uccelli è sempre messaggero di un cambiamento e questa, narrata nell’albo che firma Cristina Carboni, nota autrice di romanzi, e che i raffinati acquarelli di Flavia Cuddemi illustrano con grazia, entrambe al loro esordio nell’albo illustrato, è sicuramente la storia di un enorme cambiamento che ha visto rinascere un paese agricolo nel sud della Sardegna, vecchio come il mondo, ricco di profumi e colori, dove l’arte, la bellezza fanno parte del quotidiano di un’intera comunità.
Comunità è una bella parola, parla di unione, racconta di obiettivi comuni, di aiuto reciproco e gratuito; non lascia indietro nessuno la comunità, tutti vi sono preziosi, ognuno vi trova il suo posto col proprio sapere, col proprio fare ma anche solo con la voglia di esserci e di partecipare. Proprio come in uno stormo.

Tra garriti e voli circolari, piccole sagome nel cielo si avvicinano, alzandosi ed abbassandosi, lanciandosi nell’aria, becco al vento, piume in assetto, facendo vibrare le loro ali, per timone la bella coda, come quella di un frac, biforcuta, nera, lucida. Sono speciali le rondini. Si aspettano, si chiamano, partono assieme e si salutano arrivate laddove vogliono fermarsi non prima di essersi date un altro appuntamento che le vedrà ripartire assieme nel loro bel volo, eleganti.


Nel cielo bianco della pagina nuvole rosa, due rondini volano insieme chiacchierando, amabili. Una è quasi giunta alla meta, non proseguirà per oltre il suo posto del cuore è un piccolo e gioioso paese della Sardegna un tempo chiamato come uno di quei paesi che alloggiano solo nelle fiabe: Orticedro.
Un immenso giardino di frutteti, colorato e profumato, lo circonda. Pesche, miele, pomodori, menta alloro e fiori in quantità. Cosa desiderare di più per passare del tempo sereno! A volo d’uccello, con le due rondinine, il lettore visita quest’incanto: oltre il bucato steso al sole, i coppi dei tetti e poi giù in volo planato nelle viuzze strette dove le rondini si orientano, così dice una all’altra che la segue curiosa, grazie ai colori. Gialle, rosse, blu e verdi, chissà se quella operosa comunità le avrà così decorate proprio per loro, per le rondini, perché possano tornare e completarne la bellezza, allietare chi vi abita, giocare con i bambini.
Profumi, colori e i dipinti sui muri, le statue di terra e di pietra e la musica. Questo fa di Orticedro, di quel paese vecchio come il mondo, un angolo di bellezza. Recuperare non abbandonare. Restare non trasferirsi. Esaltare caratteristiche e tradizioni per poter vivere della ricchezza più grande: le proprie radici, il proprio posto nel mondo, da sempre.

Allora prima una mano di calce, fresca, bianca, su quella terra secca, compatta più forte di un muro. E poi i colori, che ogni via abbia il suo, come una vecchia contrada.
E i muri come immense tele o fogli sui quali raccontare la propria storia, ricordare i padri, onorare il lavoro, quei frutti con cui tanti bimbi sono cresciuti e cresceranno. Non solo colore allora piatto e luminoso ma una vera e propria opera d’arte a cielo aperto, così Orticedro si trasforma sotto il colore morbido steso da solleticanti pennelli e pennellesse, sotto quel bianco che illumina protegge sanifica. Chi pittura, chi dipinge, chi racconta, chi offre acqua, chi si occupa del cibo, per tutti, mangiato in strada accovacciati a parlare e ridere e progettare.
Così Il racconto di Orticedro va per il mondo, incuriosisce persone, attira artisti, pittori, scultura, musicisti. I suoi muri si fanno banco di prova per molti, ognuno lascerà su quei muri il suo dire, la sua traccia, per l’eternità. Qualcuno proverà a suonar le pietre imparando che anche loro hanno una voce e non solo perché lì, in quel posto magico con quel nome di quei luoghi che alloggiano solo nelle fiabe.
È così che vive un paese, nel sud della Sardegna, nei pressi di Cagliari, antico come il mondo di cui nel mondo si parla e dove la gente resta perché anche i muri parlano di quella comunità di cui ognuno lì fa parte così come le rondini.



Da qualche secolo, Orticedro è San Sperate, paese-museo, viva città culturale che ha saputo resistere grazie alla comunità che lo anima, lo vive dalla notte dei tempi di tempo in tempo, dai suoi bambini la cui curiosità, immaginazione, creatività è alimentata di giorno in giorno. Due autrici sarde lo celebrano in un albo che è un giro per il borgo, un contatto con la gente, una pulce nell’orecchio per inguaribili curiosi. 


Nel libro ho voluto ricordare le persone che, oltre cinquant’anni fa, hanno contribuito a renderlo speciale, portando avanti con coraggio un progetto di cambiamento e rinnovamento


Da quassù
di Cristina Carboni con le illustrazioni di Flavia Cuddemi
edito Edizione Noarte Paese Museo, 2020
18 euro





#albi illustrati#autori#editori#illustratori#ragazzi

cerca
footer
cookies